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Un poeta della pittura

di Nino Gimigliano*

 

ono veramente lieto seppure commosso nel ricordare un amico che da noi ha insegnato per sette anni lasciando tracce inconfondibili della sua vena artistica e del suo ingegno ed uno struggente rimpianto condiviso da tutti coloro che lo hanno conosciuto ed amato. “Ut pictura poesis; erit quae, si proprius stes / Te capiat magis, et quidam, si longius abstes”. Così Orazio (Ars, 361) “Come la pittura, così la poesia: vi sarà quella che ti piacerà di più se l’osservi da vicino, ed altra se invece l’osservi da lontano”.
..........Stabilita l’identità della equivalenza delle due arti non è difficile affermare “Ut poesis pictura”. Si può ritenere allora senza incertezze che Tony fu, a suo modo, un poeta della pittura. Come è stato detto nell’antica Grecia (Simonie fu citato da Plutarco) la pittura è poesia silenziosa e la poesia è la pittura che parla.
..........Tony fu un pittore nel significato più alto e più vero della parola che consiste non in un’operazione estetica ma in una forma di magia intesa a compiere quasi un’opera di mediazione fra un mondo a volte ostile ed estraneo e l’artista.
..........La tavolozza infatti contiene gli elementi, nel colore e nella forma, di tutti i quadri così come nella musica la tastiera contiene le note di tutta la musica. Per dirla con Seneca “non est ars quae ad affectum casu venit” : non c’è arte che ottenga un effetto per puro caso. Proprio così: basta osservare la nutrita galleria dei suoi dipinti per accorgersi che gli effetti di bellezza, di gradevolezza, a volte di incanto, sono frutto di studio e di passione, mai di pura improvvisazione.
..........Non si può asserire che egli possa essere considerato un pittore classico perché c’è sempre un quidnovum nelle sue opere migliori che rifuggono dall’oleografia e dalla semplice riproduzione della realtà; ma neppure può inquadrarsi tra i cosiddetti moderni che comprendono dei geni (come Degas, Cézanne, Gauguin, Manet, e, più in alto di tutti, Pablo Ricasso) ma anche autori di taglia modesta alcuni tra i quali peraltro, per il gioco oscuro ed imperscrutabile del destino, hanno avuto un successo del tutto sproporzionato al loro valore.
..........Tornando agli studi classici ai quali sono solito ispirarmi, la terribile, ingiusta regola è quella detta da Marziale: “Fortuna multis dat nimis, satis nulli” (la fortuna dà troppo a molti, a pochi non abbastanza) e questa norma vale più che mai per il Nostro che l’ha cercata perfino in altri continenti, gli Stati Uniti ed il Venezuela. Egli però con il fascino e le suggestioni della sua arte raffinata ha smentito l’antico brocardo del “nemo propheta in patria” , come ha dimostrato la grande partecipazione della città alla mostra antologica tenuta nell’aprile di cinque anni fa.
..........Ed oggi, la sua Accademia, la nostra Accademia lo esalta, lo festeggia come fosse qui con noi e ci sembra di vederlo sorridere con quella espressione fascinosa, nobile ed accattivante segnata da una lieve linea di soddisfazione ma anche di quell’ironia che caratterizza gli ingegni più eminenti e significativi.

 

*Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro

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